
Giochi infantili nelle opere di Bartolomé Esteban Murillo
di Grazia Merelli
Bartolomé Esteban Murillo (1617-1682) è stato uno dei grandi protagonisti della pittura spagnola del Seicento insieme a Velasquez, Ribera e Zurbaran.
Murillo ha vissuto quasi ininterrottamente a Siviglia, dedicandosi alla pittura di scene bibliche per importanti luoghi di culto della città. Accanto alla pittura di historia, l’artista si è cimentato con grande successo anche nella scena di genere, specializzandosi nella rappresentazione dei bambini di strada.
I suoi quadri di genere, resi con particolare grazia, hanno avuto un grandissimo successo presso i contemporanei e hanno dato il via ad un fortunato genere pittorico. Essi offrono un’immagine della società spagnola dell’epoca, rivelando al contempo anche l’influenza del romanzo picaresco.
Tra i soggetti raffigurati da Murillo compaiono anche alcune scene di gioco, che mostrano i giochi infantili del suo tempo.

Bambini che giocano a dadi dell’Alte Pinakothek di Monaco è uno dei quadri più noti di Murillo. Il dipinto risale all’attività matura del pittore, collocabile agli anni 1670-1675.
Nel quadro sono raffigurati tre bambini; due di essi sono seduti a terra e hanno appena tirato dei dadi. Il primo, visto frontalmente, ha un’espressione soddisfatta; il secondo, colto di spalle, mostra invece una velata preoccupazione. Il terzo bambino in piedi guarda verso lo spettatore mentre sta mangiando un tozzo di pane, noncurante del cagnolino che vorrebbe rubarglielo.
I bambini del dipinto indossano abiti laceri e hanno i piedi sporchi. Questi aspetti li connotano come bambini poveri, abituati a trascorrere in strada gran parte del loro tempo. L’azione si svolge accanto ad un muro da cui scende una pianta rampicante. Completa la scena lo splendido brano di natura morta in primo piano a sinistra, composto da una brocca e da una cesta piena di frutta.
In Bambini che giocano a dadi i colori sono delicati e prevale un’atmosfera sfumata, come rarefatta, che confluisce un’aria sognante al dipinto. Tale resa pittorica è il frutto dell’evoluzione stilistica dell’artista, che aveva progressivamente diminuito i contrasti chiaroscurali e reso le pennellate più leggere.
Il gioco rappresentato, cioè il tiro dei dadi, è sempre stato uno degli svaghi più amati da adulti e bambini sin dai tempi antichi.
Mentre le scene di gioco fra adulti aveva avuto un notevole sviluppo in ambito pittorico con i seguaci di Caravaggio, invece il gioco dei bambini fino ad allora era stato raffigurato sporadicamente, e soprattutto in ambito nordico. Bambini che giocano a dadi di Murillo dunque è una delle prime opere che raffigurano specificamente il gioco infantile.
I bambini di Murillo utilizzano due piccoli dadi bianchi con i punti neri. Con le dita stanno indicano i punteggi fatti. Le monete presenti vicino ai dadi dimostrano che anche i bambini giocavano a soldi, se pur si trattava di pochi spiccioli.

Il gioco dei dadi compare anche in Due bambini che giocano a dadi dell’Accademia di Belle Arti di Vienna, realizzato negli stessi anni. Il paesaggio sullo sfondo, l’elemento architettonico sulla destra e il brano di natura morta presenti nella scena rappresentano delle costanti nei quadri di genere di Murillo. Sono aspetti che conferiscono un’aria pittoresca alle immagini rappresentate.
I bambini sono completamente assorti nel gioco, che si svolge su un panno steso a terra; compaiono nuovamente delle monete, collocate accanto alla mano del bambino di spalle.

Un’altra scena di gioco è raffigurata dal pittore in Invito a un gioco di argolla, conservato al Dulwich Picture Gallery di Londra. Nel dipinto, realizzato intorno agli anni 1665-1670, un bambino mangia un pezzo di pane vicino a un coetaneo seduto a terra; quest’ultimo si rivolge verso di lui invitandolo a giocare insieme. In mano tiene un elemento circolare uncinato (argolla infatti significa anello). A terra compaiono due palline e due palette di legno. Il gioco è stato identificato con una sorta di croquet. Stavolta i soldi non ci sono, mentre riappare il medesimo cagnolino che è presente in diverse scene di genere del pittore.
Nel rappresentare i giochi dei bambini, Murillo coglie con grande maestria il loro stato d’animo, fatto di coinvolgimento e concentrazione nell’attività ludica. Le espressioni dei loro volti sono naturali, mai forzate. Le scene sono contraddistinte sempre da un delicato realismo, diverso ad esempio dalla resa più rude dei giocatori di carte che dipingerà in seguito Ceruti.
Murillo rivolge al mondo infantile uno sguardo benevolo e indulgente, privo di toni di denuncia sociale. L’artista offre nel complesso un’immagine serena dell’infanzia, con quella grazia che è la componente più significativa della sua maniera artistica.
Lascia un commento