Nefertari che gioca a Senet, particolare. Pubblico dominio, Wikimedia Commons
Nefertari che gioca a Senet, particolare

Le raffigurazioni del gioco del Senet, il passatempo più diffuso all’epoca degli antichi egizi

di Grazia Merelli

In alcune tombe egizie sono state scoperte le raffigurazioni di personaggi seduti intorno ad un tavolo, intenti a muovere delle pedine: si tratta della rappresentazione di un antico gioco di società chiamato Senet.

Molto diffuso in epoca faraonica, il Senet era infatti un gioco di percorso, che consisteva nel far spostare delle pedine su una pedana. Inizialmente esso era praticato solo presso i ceti più alti; solo dal 1500 a. C. si diffuse presso gli altri strati della popolazione.

Numerosi esemplari di questo antico passatempo sono giunti sino a noi. Soltanto nella tomba di Tutankhamon, ad esempio, ve ne erano quattro. I Senet trovati nei sepolcri egizi sono di diversa fattura e aspetto: alcuni sono in avorio, altri in legno. Alcuni sono più elaborati, come il Senet di Amenofi III conservato nel Brooklin Museum; altri risultano invece più semplici ed essenziali.

Nonostante le numerose varianti tra i reperti conservati, il Senet ha una struttura ben precisa e riconoscibile: consiste in un percorso, una sorta di scacchiera di forma rettangolare, che si snoda su tre fasce parallele ed in tutto comprendeva trenta caselle. Talvolta sul retro era presente un altro gioco di percorso chiamato “Il gioco delle venti caselle”.

Sebbene non se ne conoscano esattamente le regole, sembra che lo scopo del Senet fosse quello di portare delle pedine alla fine del tabellone. La partita infatti era destinata a due giocatori che avevano ciascuno sette pedine di diverso aspetto. Per far avanzare le pedine si lanciavano dei bastoncini, corrispondenti agli odierni dadi. Alcune caselle, come avviene solitamente nei giochi di percorso, avevano un valore particolare. Alla fine della sfida tutto il materiale solitamente veniva riposto in un cassettino posto sotto il tavolo da gioco.

Il Senet talvolta viene assimilato agli scacchi o alla dama, sebbene ricordi piuttosto il Backgammon per la forma rettangolare ed il tipo di tragitto che devono compiere le pedine. La presenza di caselle con valore particolare rimanda anticipa invece il Gioco dell’oca.

Ma come mai un gioco di società, un passatempo, è stato rappresentato in un contesto funebre?

In alcuni casi sembra che il motivo sia da ricercarsi nella connessione rituale con il mondo dell’aldilà che assunse il Senet all’epoca del Nuovo Regno (intorno al 1500). Il termine stesso di “Senet” significa infatti passaggio; in tal senso dunque la partita a Senet indicherebbe, in senso simbolico, il percorso del defunto verso il mondo dei morti. 

In questa direzione va la menzione del Senet nel Libro dei morti, testo contenente le indicazioni che doveva seguire il defunto dopo la morte. Secondo alcuni studiosi, fra le diverse prove da superare vi sarebbe anche il riferimento ad una partita al gioco del Senet.

Oltre ad un valore rituale, la raffigurazione del gioco nei contesti tombali potrebbe avere anche una valenza narrativa, riferendosi ad una delle numerose attività da praticare nell’aldilà; molta pittura parietale egizia infatti illustra con gusto narrativo le diverse azioni della vita terrena, da continuare a svolgere anche dopo la morte.

Un interessante dipinto tombale raffigurante il Senet compare nella tomba della regina Nefertari, presso la Valle delle regine. Il riquadro fa parte di un ricco ciclo decorativo, tra i più significativi fra quelli delle tombe egizie, nel quale sono rappresentate le diverse prove che la defunta doveva sostenere dopo la morte. Nel dipinto in questione la regina è seduta su un trono, tiene nella destra lo scettro e con la sinistra muove una pedina. Il tavolo del Senet risulta abbastanza semplice, rispetto agli elaborati esemplari conservati, e sono visibili le pedine. Queste ultime hanno forme di due tipi.  Non si vede l’avversario perché probabilmente la partita veniva giocata contro la divinità invisibile.

Nefertari che gioca a Senet. Pubblico dominio, Wikimedia Commons
Nefertari che gioca a Senet

Nella scena tutta l’attenzione è concentrata sul gesto della regina, che con fare solenne si accinge a muovere la pedina dell’importante partita. La ricchezza dei colori, stesi in campiture piatte, e l’armonia delle linee offrono un’immagine di grande eleganza. 

Un’altra rappresentazione significativa del gioco del Senet si trova a Tebe e proviene dalla tomba di un tale Nebenma’at e sua moglie; qui sono raffigurati i coniugi che giocano al Senet in presenza della figlia. Realizzata intorno al 1250-1100 a.C., l’opera presenta una resa pittorica meno elaborata rispetto alle splendide pitture della tomba di Nefertari: la scena è infatti meno aulica e solenne, ed è invece animata da un vivace gusto narrativo. Grazie alla presenza della figlioletta che assiste al gioco dei genitori, sembra qui di assistere ad una scena di vita quotidiana, secondo quel gusto descrittivo che ritroviamo anche in scene di caccia, banchetti o attività sportive rappresentate nella pittura egizia.

La raffigurazione del gioco del Senet nelle pitture tombali sembra avere dunque una duplice valenza come oggetto di rito, per la partita da compiere con la divinità, e come passatempo da praticare dopo la morte.

Del resto i numerosi esemplari di Senet trovati nei corredi funebri potevano infatti servire sia per la prova da superare durante il tragitto sia per giocarci una volta giunti nell’Aldilà.

Le sfumature di significato che assume il gioco del Senet mostrano quanto il modo di pensare degli antichi Egizi sia diverso dal nostro: per loro infatti anche un semplice passatempo assumeva un significato rituale ed era legato alla sfera religiosa; del resto il grande fascino dell’antica civiltà egizia risiede proprio nella sua profonda connessione con il divino.


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