
Riproduzione, Collezione privata. Foto di Grazia Merelli
Celebri incisioni ispirate all’arte del pittore Andrea Mantegna
di Grazia Merelli
I Tarocchi del Mantegna sono un noto mazzo di carte, composto da splendide illustrazioni eseguite con la tecnica dell’incisione a bulino. Le incisioni sono state realizzate intorno al 1460 – 70 nel nord Italia ed hanno avuto una grande diffusione, come mostra l’elevato numero di esemplari giunti fino a noi. Se ne conservano modelli, fra l’altro, nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, nella Biblioteca dei Musei Civici di Pavia e nel British Museum di Londra.
Il nome con cui il mazzo è attualmente conosciuto in realtà ha suscitato nel tempo parecchie perplessità: non solo sembra ormai assodato che l’autore delle incisioni non sia il Mantegna, ma secondo alcuni non si tratta neanche di un vero e proprio mazzo di tarocchi.
Prima di entrare nelle questioni, è bene soffermarsi sulla struttura dei Tarocchi del Mantegna.
Il mazzo è costituito da 50 carte, divise in 5 gruppi identificati con le lettere dell’alfabeto dalla E alla A. All’interno di ogni gruppo le raffigurazioni sono disposte secondo un ordine di importanza. Il gruppo E contiene le raffigurazioni delle condizioni umane, partendo dal mendicante fino al papa. Il gruppo D è dedicato alle Muse e Apollo, il gruppo C alle discipline del sapere ed il gruppo B ai principi cosmici e alle virtù cristiane. Infine il gruppo A è riservato alla composizione dell’Universo, con i pianeti, le sfere celesti e la Prima Causa (Dio).
La struttura del mazzo appena descritta presenta notevoli differenze rispetto ad altri mazzi di tarocchi del tempo. La discrepanza principale consiste nella mancanza dei semi. A quell’epoca infatti i tarocchi utilizzati nella penisola italiana erano carte da gioco composte da due gruppi di carte: i cosiddetti “Trionfi”, cioè figure simboliche ispirate alla cultura del tempo, e i semi, ossia carte figurate e numerate divise in denari, spade, coppe e bastoni. Così era, ad esempio, il celebre mazzo dei Tarocchi dei Visconti. Nei Tarocchi del Mantegna invece non solo mancano del tutto le carte dei semi, ma anche le carte con figure simboliche presentano delle particolarità: solo tredici infatti sono le stesse degli altri mazzi di tarocchi; tutte le altre carte del mazzo presentano soggetti nuovi ed appaiono del tutto inedite.
Le immagini dei Tarocchi del Mantegna seguono un criterio ben preciso: si può ravvisare nei soggetti scelti e nella loro disposizione la volontà di mostrare una summa del sapere quattrocentesco. Essi offrono una visione del mondo assai specifica, basata sul percorso di elevazione dello spirito dalle cose terrene a quelle celesti; tale percorso parte dall’uomo che, attraverso lo studio, il sapere e le virtù, arriva fino alla dimensione divina. Notevoli sono le affinità con la filosofia neoplatonica, il cui fulcro era proprio l’elevazione dello spirito umano. Il Neoplatonismo, come noto, ebbe grande diffusione nelle corti quattrocentesche, influenzando notevolmente l’arte del tempo. Anche la concezione del cosmo è quella dell’epoca, rimasta in voga fino alla rivoluzione copernicana del XVI secolo.
Nei Tarocchi del Mantegna emerge chiaramente una finalità educativa, evidente sia nelle tematiche raffigurate sia nella loro disposizione. Lo scopo didattico delle incisioni ha fatto ritenere ad alcuni che non si trattasse in origine di carte da gioco ma di un libro di illustrazioni. Fatto questo avvalorato dalla rilegatura quattrocentesca in volume con cui si presentano alcuni esemplari giunti fino a noi.
Quale che sia l’origine delle illustrazioni, con il tempo esse sono divenute un mazzo di carte in cui si andavano ad unire apprendimento e divertimento. Il termine “tarocchi”, con il quale sono conosciuti, si spiega con le analogie che le incisioni in esame presentano con questa tipologia di carte, come la presenza di figure simboliche ispirate alla cultura del proprio tempo, la disposizione delle immagini in una sequenza numerata, la dimensione ridotta delle stesse. Del resto in passato i mazzi di tarocchi contemplavano una certa varietà: le Minchiate fiorentine contenevano molte illustrazioni in più rispetto ai Tarocchi dei Visconti, come, fra l’altro, i segni zodiacali. La standardizzazione dei mazzi a 22 Arcani e 56 Carte dei Semi è infatti più tarda. Come detto, la totale mancanza dei semi è proprio la differenza principale con le coeve carte di tarocchi conosciute.
Per quanto riguarda l’autore dei Tarocchi del Mantegna, anche tale questione è tuttora aperta e non ha trovato finora una risposta esaustiva. A dispetto del nome con cui sono conosciuti, sembra ormai assodato che i tarocchi non siano di mano del Mantegna. Infatti la resa delle figure, le tipologie delle stesse e il ductus disegnativo appaiono alquanto diversi da quelli del grande artista padovano.
Sebbene le incisioni del mazzo non si possano ritenere opera del Mantegna, esse però mostrano il suo ascendente; l’attività dell’artista padovano ebbe una grande risonanza nell’arte dell’Italia settentrionale, divenendo un punto di riferimento per la produzione artistica del suo tempo. Nelle carte si nota l’influenza del Mantegna non solo in alcuni elementi stilistici, come la resa dura ed incisiva dei panneggi, ma anche nel profondo interesse per l’erudizione e la cultura classica.


Osservando i Tarocchi del Mantegna sembra per la verità di trovarsi di fronte all’opera di almeno due artisti diversi, dal momento che le incisioni presentano alcune difformità nel disegno e nell’esecuzione. Ad esempio alcune carte mostrano una tipologia femminile dalle teste allungate, con fronte spaziosa ed occhi piccoli; le loro vesti hanno pieghe nette e spigolose. Molto diverse da queste sono altre incisioni che mostrano un gusto quasi botticelliano nelle fisionomie addolcite e le vesti morbide mosse dal vento.
Tra le numerose ipotesi attributive proposte nel tempo dagli studiosi, spiccano quella all’incisore fiorentino Baccio Baldini e quella a Francesco del Cossa, esponente della scuola ferrarese. Tuttavia, come più volte notato dalla critica, una matrice veneta piuttosto che ferrarese dei tarocchi sembra suggerita dal dialetto veneto nel quale sono scritti i nomi di alcune carte. Recentemente, in occasione di un’interessante mostra tenutasi nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano nel 2018, la curatrice Gnaccolini ha riportato l’attenzione su un nome già fatto dal Longhi: quello di Lazzaro Bastiani, un pittore padovano la cui opera presenta molti punti in comune con i Tarocchi di Mantegna.
I Tarocchi del Mantegna, forse proprio per la loro origine da un libro rilegato, si presentano come i primi tarocchi realizzati con la tecnica dell’incisione e dunque a stampa. Il loro aspetto era dunque molto diverso dai Tarocchi dei Visconti, che invece erano eseguiti a tempera su cartoncino e si presentavano colorati e abbelliti da dorature. Invero anche alcuni esemplari dei Tarocchi di Mantegna hanno delle dorature su alcune carte.
A quel tempo i prodotti a stampa erano destinati ad un’élite, principalmente agli ambienti di corte. I Tarocchi del Mantegna, per le tematiche colte che vi erano contenute, bene si addicevano ad un ambiente raffinato ed erudito.
I Tarocchi del Mantegna sono nel complesso una mirabile testimonianza della cultura e dell’arte quattrocentesca. Nonostante la varietà della resa esecutiva, comuni a tutto il mazzo sono la chiarezza delle immagini ed il gusto classicheggiante.


Fra le carte più riuscite vi è quella del Zintilomo, un giovane elegante pronto a dedicarsi alla caccia accompagnato da un falco, due cani ed un servo; la sua posa caratteristica rimanda all’iconografia del fante così come ancora la ritroviamo nei mazzi di carte odierni. Un’altra carta assai suggestiva è quella dell’Imperatore, nella quale l’espressione assorta della maestosa figura si coniuga con una resa chiaroscurale raffinata ed accurata.
Scorrendo le carte una ad una si rimane affascinati dai significati che ognuna racchiude e da come questi significati vengono resi visivamente; nonostante ciò, i Tarocchi del Mantegna presentano una loro unità dovuta alla presenza di un’idea dell’uomo e del mondo chiara e profondamente coerente.
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