
L’elemento ludico nell’arte di Gaetano Pesce
di Grazia Merelli
Si è parlato molto negli ultimi giorni di Gaetano Pesce e della sua opera “Tu si ‘na cosa grande”, collocata in piazza Municipio a Napoli e nota come il “Pulcinella” di Pesce. A causa dell’aspetto finale del progetto, l’installazione è divenuta da subito oggetto di ironia ed ha suscitato grande clamore.
In questo articolo vorrei soffermarmi sull’elemento ludico nelle opere di Gaetano Pesce, facendo riferimento alla sua attività di designer. Ritroveremo infatti alcuni aspetti utili per capire meglio la scultura di Napoli.
Gaetano Pesce è stato uno dei più importanti designer del XX secolo. Nato a la Spezia nel 1939, l’artista è venuto a mancare da poco, nell’aprile del 2024. Oltre a indiscusso maestro del design, Pesce è stato anche scultore e architetto.

La sua opera più celebre è la serie di sedie Up, divenute il simbolo del design italiano degli anni Sessanta. Dal 1983 si è trasferito a vivere a New York ed ha creato la Fish Design, con la quale ha prodotto ceramiche e gioielli. Fino alla fine della sua vita ha lavorato attivamente, pieno di idee e progetti per il futuro. La sua opera si caratterizzava per la continua voglia di sperimentare, sia nelle forme che nella scelta dei materiali.
Nell’attività di Pesce è spesso presente una componente ludica. In molti casi infatti le sue opere offrono spunti ironici o presentano forme giocose, che rimandano al mondo dell’infanzia. L’artista utilizzava colori vividi e forme antropomorfe, rifuggendo certo design del suo tempo eccessivamente razionalistico. Pesce infatti è stato uno degli esponenti principali del “Design Radicale”, caratterizzato dalla ricerca della libertà creativa e dall’apertura alla sperimentazione.

Già le sedie della serie Up mostravano la capacità dell’artista di giocare con le forme. Mentre la portrona Up 1 ricorda un globulo rosso, la Up 3 sembra richiamare l’organo sessuale maschile, mostrando il senso d’ironia dell’artista. La sedia Up 5 invece riproduce, in modo stilizzato, il corpo femminile, legato al tema della fertilità e della maternità. I seni e le gambe, riconoscibili nella seduta, ricordano la scultura primitiva nelle loro forme stilizzate ed accentuate.
Nonostante l’aspetto accattivante ed ironico delle forme, Pesce in realtà ha legato proprio alla Up 5 un importante messaggio sulla condizione femminile, definendola la prima opera di design a carattere politico: infatti alla poltrona è legato un pouf sferico (Sedia Up 6), che indica il peso spesso sopportato dalle donne, vittime di violenza e soprusi.

La vena giocosa, unita all’incessante voglia di sperimentare, si riconosce anche nei tavoli da caffè della serie Triple Play. Realizzati dalla Fish Design negli anni Novanta, i tavoli sono in resina, materiale molto amato dall’artista. I colori accesi e in contrasto fra di loro creando un effetto vivace e allegro. Le gambe dei tavoli sono formate da tre elementi che si intersecano al centro del tavolo; esse determinano un incrocio di linee che ricorda il gioco del tris.
In alcuni tavoli sono ricreati dei lineamenti facciali, utilizzando un linguaggio semplificato che richiama il mondo dell’infanzia. Barbe, baffi, sopracciglia: tutto è delineato con pochi tratti fortemente stilizzati che suscitano simpatia in chi li osserva.
I volti umani dall’aspetto amichevole sembrano anticipare il celebre cavatappi Alessandro M. di Alessandro Mendini, altro esponente di spicco del design made in Italy. Del resto il richiamo al gioco ed al mondo dell’infanzia è molto presente nel design italiano; basti ricordare l’attività del grande Bruno Munari, che era solito dire: “Il gioco è una cosa seria”.
Veniamo ora a Tu si ‘na cosa grande, cioè l’ultima opera di Pesce, quella che a detta di molti doveva essere il suo testamento artistico ed ha invece suscitato una tempesta di polemiche. L’opera è composta da due elementi: un grande Pulcinella e due cuori con una freccia.

Il Pulcinella ha l’aspetto di un grande manichino stilizzato, senza testa e braccia. È alto 12 metri ed è sorretto da quattro cavi coperti da fiori sintetici. I due cuori trafitti da una freccia hanno un’altezza di 5 metri. Entrambe le sculture si illuminano.
L’artista ha iniziato il lavoro nel novembre del 2022. La sede ove collocare l’installazione è stata mutata più volte in corso d’opera, fino alla scelta di piazza Municipio. Con Tu si ‘na cosa grande Pesce voleva rendere un omaggio a Napoli. Pulcinella è infatti il simbolo della città: la celebre maschera indica l’ironia goliardica dei napoletani così come la loro capacità di fronteggiare le difficoltà. I cuori invece testimoniano il cuore grande del popolo partenopeo e al contempo l’amore dell’artista per il capoluogo campano; Pesce infatti amava profondamente Napoli e rivendicava con orgoglio le sue origini sorrentine.
Tuttavia Tu si na cosa grande, sin dalla sua apparizione, ha suscitato derisione e battute a causa dell’aspetto fallico del Pulcinella. Alcuni lo hanno considerato un’offesa per Napoli, altri addirittura ci hanno visto una difesa del patriarcato. Alla vista dell’installazione si sono riaccese anche le critiche rivolte alla scelta delle opere collocate in piazza Municipio; infatti l’intervento di Pesce è andato a sostituire la Venere degli Stracci di Pistoletto, già oggetto di numerose polemiche. Tu si ‘na cosa grande, come già la Venere degli stracci, è stata realizzata per il progetto “Napoli contemporanea”; il piano è curato da Vincenzo Trione, consigliere alla Programmazione Museale e all’Arte Contemporanea del comune di Napoli, ed ha lo scopo di avvicinare l’arte al grande pubblico.

Come detto, Pesce è venuto a mancare alcuni mesi prima che l’opera venisse installata. La realizzazione postuma crea pertanto una serie di interrogativi che restano in parte senza risposta. Davvero Gaetano Pesce voleva che venisse realizzato così il suo progetto? Secondo i curatori e gli esecutori la risposta è affermativa: sembra infatti che l’artista avesse dato indicazioni precise su tutte le fasi di compimento dell’opera. La curatrice Silvana Annichiarico e lo studio di Carlo Bertozzi hanno confermato che tutto è stato controllato e approvato dall’autore, sebbene quest’ultimo non abbia potuto supervisionare l’esecuzione finale e l’installazione nella piazza.

Sia Pulcinella che i cuori appartengono al repertorio dell’artista. I due cuori trafitti sono comparsi già nel 2022 a Parigi, collocati nei Giardini della Touileries. A Pulcinella invece Pesce aveva dedicato una lampada realizzata nel 2020. Nel progetto iniziale il Pulcinella era molto simile a quello della lampada, sebbene poi Pesce abbia voluto eliminare i bottoni in quanto caratteristici di Pierrot. Un altro significativo cambiamento è stato nella veste, divenuta un abito colorato per richiamare il mondo femminile. Secondo la curatrice e i figli di Pesce, l’artista voleva celebrare la dimensione maschile e femminile di Pulcinella.
Nella scelta stessa di omaggiare Napoli attraverso la celebre maschera napoletana si coglie quella vena ironica che caratterizza tante opere di Pesce. Pulcinella è infatti un personaggio beffardo e spiritoso, che prende in giro i potenti e non ha paura di nulla; è capace di far ridere ma anche di far riflettere.
Nel Pulcinella il personaggio viene semplificato nelle sue forme fino a diventare altro da sé. Infatti, una delle critiche che sono state mosse all’opera, è la difficoltà nel riconoscere la maschera napoletana nel risultato finale. La scultura appare come un grande totem o un altissimo manichino senza testa. La forma sembra essere un simbolo apotropaico di buon augurio. Del resto il richiamo alle forme erotiche maschili e femminili caratterizzava già le poltrone della serie UP; alcune similitudini si possono infatti riscontrare fra la sedia Up 3 e il colletto del Pulcinella.
Gaetano Pesce ha dunque scelto di celebrare la città di Napoli con un’opera dissacrante, innovativa e sperimentale, riproponendo elementi del suo repertorio e adattandoli ad una sede monumentale. Tu si na cosa grande racchiude insieme la volontà di stupire e far pensare e, come la Venere degli stracci, è destinata a far parlare ancora a lungo di sé.
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