Tarocchi dei Visconti. Riproduzione, Collezione privata. Foto Grazia Merelli
Tarocchi dei Visconti. Riproduzione, Collezione privata. Foto Grazia Merelli

Gli splendidi tarocchi dei Visconti realizzati nella bottega di Bonifacio Bembo

di Grazia Merelli

I tarocchi e la corte milanese

I Tarocchi dei Visconti sono uno dei più conosciuti ed antichi mazzi di carte italiane. Sono stati realizzati nell’ambito del Ducato di Milano, nel periodo tra la fine della dinastia viscontea e l’avvento al potere di Francesco Sforza; quest’ultimo aveva sposato l’unica erede di Filippo Maria Visconti e dal 1450 governava ufficialmente il Ducato milanese.

Come altri mazzi analoghi, i Tarocchi dei Visconti inizialmente non avevano una finalità divinatoria ma costituivano un gioco di carte. L’uso divinatorio dei tarocchi si è diffuso nel XVIII secolo e risale allo studioso Antoine Court de Gébelin, il quale credette di individuare nei tarocchi la trasposizione del sapere degli antichi Egizi. Da allora tali credenze hanno avuto un grandissimo sviluppo, facendo quasi dimenticare l’originaria destinazione ludica di questa tipologia di carte.

 I Tarocchi dei Visconti sono un mazzo di raffinata fattura: ogni carta infatti era stata decorata in lamina d’oro o argento con l’aggiunta di tempere.

I committenti di mazzi pregiati come questi erano generalmente personaggi importanti che li richiedevano come doni nuziali o diplomatici.

La presenza su numerose carte di motti, simboli e monete legati a Filippo Maria Visconti – ripresi ed ampliati poi da Francesco Sforza – rivela la produzione nell’ambito della corte milanese, probabilmente su richiesta degli stessi duchi.

Fante di Denari, Tarocchi dei Visconti
Fante di Denari, Mazzo Baglioni – Colleoni, Tarocchi dei Visconti

Composizione del mazzo

Tra i diversi tarocchi prodotti nella penisola, quello dei Visconti è probabilmente il più antico ed ha fatto da modello a quelli prodotti in altre aree italiane.

Il mazzo, di cui esistono diverse varianti, è composto da due gruppi di carte: gli Arcani Maggiori e gli Arcani Minori. Gli Arcani Maggiori, detti anche Trionfi, erano 22 figure, le stesse che si trovano ancora oggi invariate nei moderni mazzi di tarocchi. Gli Arcani minori erano divisi nei quattro semi di Spade, Denari, Coppe e Bastoni; per ogni seme vi erano carte numerate dall’uno al dieci seguite da Re, Regina, Cavaliere e Fante. In una variante del mazzo ad esse si aggiungono la Dama a cavallo e la Donzella.

Il Carro, Tarocchi dei Visconti
Il Carro, Mazzo Visconte di Modrone, Tarocchi dei Visconti
10 di spade, Mazzo Visconti di Modrone, Tarocchi dei Visconti
10 di spade, Mazzo Visconti di Modrone

Le tre versioni del mazzo

Questi mazzi prendono i nomi dai collezionisti cui sono appartenuti o dai luoghi ove si trovano. Il mazzo Brambilla fu acquistato da Giovanni Brambilla agli inizi del Novecento e dal 1970 si trova alla Pinacoteca di Brera; ne restano 48 carte.

Del mazzo Baglioni – Colleoni si conservano quasi tutte le carte (74), ma è smembrato in tre diverse collocazioni: Biblioteca Pierpont – Morgan di New York, Accademia Carrara di Bergamo e famiglia Colleoni. I Colleoni possiedono solo 13 carte, poichè ne hanno vendute 26 al conte Baglioni (che le ha lasciate all’Accademia Carrara) e 25 alla Biblioteca Pierpont Morgan di New York.

Il mazzo Visconti di Modrone – Cary è appartenuto prima ai Visconti di Modrone, poi a B. Cary ed infine è approdato alla Yale University. Ne rimangono 67 carte.

Nonostante alcune differenze nella dimensione delle figure ed in alcuni caratteri, fra i tre mazzi vi è un’uniformità stilistica di matrice tardo gotica; lo suggeriscono la linearità dei panneggi, certi preziosismi e l’abbondante uso dell’oro.

Fante di coppe, Tarocchi dei Visconti
Fante di coppe, Mazzo Brambilla, Tarocchi dei Visconti

bonifacio Bembo e la sua bottega

Chi è l’autore di questi splendidi tarocchi? Inizialmente attribuiti alla bottega degli Zavattari, furono poi riferiti da Roberto Longhi a Bonifacio Bembo. Gli studiosi successivi hanno confermato l’attribuzione al Bembo per le notevoli analogie con opere del Bembo conosciute, come la Madonna con il bambino e due angeli per il Duomo di Cremona ed il Trittico smembrato fra il la Pinacoteca di Cremona (Incoronazione di Cristo e Maria da parte dell’Eterno) ed il Museo di Denver (Adorazione dei Magi ed Incontro alla Porta Aurea).

Il Bembo possedeva una fiorente bottega nella quale operava insieme ai cinque fratelli; da essa uscivano tanto affreschi e tavole quanto codici miniati e mazzi di carte.

Come in altre botteghe del tempo, anche qui i cartoni ed i quaderni di disegni venivano riutilizzati per opere diverse; questo spiega le analogie tra alcune figure dei Tarocchi dei Visconti e le riproduzioni di codici ivi realizzati.

Tutto ciò che veniva prodotto dalla bottega seguiva la medesima tendenza stilistica tardo – gotica con qualche apertura alla volumetria ed alla prospettiva.

Le figure del mazzo Baglioni – Colleoni hanno una certa monumentalità che potrebbe essere dovuta, oltre che ad una redazione più tarda del mazzo rispetto agli altri due, anche al restauro di alcune carte operato da Antonio Cicognara; l’artista ha inoltre ridisegnato per intero sei carte che erano andate perdute, le quali infatti presentano uno stile molto diverso dal resto del mazzo.

I Trionfi sono indubbiamente le carte più interessanti dei Tarocchi dei Visconti: la loro complessa simbologia e la ricchezza iconografica rimandano infatti al sapere ed alla società dell’epoca. Di notevole fattura sono anche le Figure (Fanti, cavalieri, re e regine), che mostrano dame ed i cavalieri di un tempo ormai tramontato. La preziosità dei loro abiti si accompagna alla raffinata eleganza delle movenze, esaltata dal fondo dorato. Una notevole ricercatezza d’esecuzione contraddistingue anche le carte dei quattro semi, dotate di cornici e fondi riccamente decorati.

Nel complesso i Tarocchi dei Visconti rappresentano un bell’esempio del connubio fra arte e gioco, dal momento che si tratta di un passatempo di grande finezza e qualità formale realizzato da una fra le più fiorenti botteghe quattrocentesche. Il fascino del mazzo risiede forse proprio in questo, nell’essere insieme opera d’arte ed oggetto ludico.


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