
I giochi di bambini dipinti da Renoir, pittore impressionista
di Grazia Merelli
Pierre Auguste Renoir è stato uno dei più grandi pittori impressionisti.
Nato a Limoges nel 1841, l’artista ha partecipato alle prime tre mostre del movimento impressionista; in seguito si è allontanato dal gruppo alla ricerca di nuovi stimoli ed esperienze. Ha coltivato la passione per la pittura fino alla morte, sopraggiunta nel 1919.
Nella sua lunga e prolifica carriera, Renoir ha dipinto anche alcune scene di gioco infantile di straordinaria finezza.
La presenza di tali dipinti nel ricco catalogo del pittore va inquadrata all’interno del più generale interesse di Renoir per la figura umana, che ha caratterizzato gran parte della sua variegata attività. A differenza infatti di molti suoi colleghi, dediti maggiormente alla pittura di paesaggio, Renoir ha coltivato con attenzione crescente il genere del ritratto, fissando su tela tanto adulti quanto bambini; questi ultimi erano di solito i suoi figli o quelli di amici.
Grazie ad una grande velocità esecutiva, l’artista richiedeva ai piccoli modelli tempi di posa molto brevi. A tale proposito Claude Renoir, il figlio minore del pittore, ha in seguito ricordato: “Durante le sedute di posa mio padre mi lasciava molto libero. Secondo lui, il modello non doveva per forza star fermo in un posto e infatti io potevo correre ovunque. Solamente ogni tanto dovevo star fermo per tre minuti”.
Il pittore ha dipinto bambini di tutte le fasce d’età, dai neonati alle fanciulle; li ritrasse in varie attività come fare i compiti, suonare il pianoforte o svolgere piccoli mestieri. Talvolta sono intenti anche a giocare! Con cosa? Naturalmente con i giocattoli del loro tempo, quelli più diffusi nelle dimore borghesi. Nelle opere di Renoir possiamo dunque trovare testimonianza sia dei passatempi cui si dedicavano i bambini sia dei giocattoli che utilizzavano.
In alcuni quadri di particolare felicità narrativa compare il piccolo Jean, secondo figlio del pittore e futuro regista cinematografico, insieme a Gabrielle, una cugina della moglie dell’artista che visse a casa con loro per un certo periodo; come ha ricordato in seguito Jean, il padre non gli chiedeva di mettersi in posa, ma piuttosto gli dava delle occupazioni che lo tenessero tranquillo, così da poterlo ritrarre.

In Gabrielle e Jean, realizzato intorno al 1895, la donna ed il bambino giocano con animali della fattoria.
Ogni elemento pittorico, dalle figure allo sfondo, è delineato in con pennellate veloci e quasi bozzettistiche. Anche gli animali, di notevoli dimensioni, sono resi in modo volutamente approssimativo; in quello tenuto da Gabrielle si riconosce una grande mucca marrone, che cattura tutta l’attenzione del piccolo Jean.
Il figlio più piccolo del pittore, Claude, è nato nel 1901. Come già era avvenuto per Jean anche Claude, chiamato affettuosamente “Coco”, è stato ritratto diverse volte dal padre.
Claude Renoir che gioca risale al 1905, quando dunque il bambino aveva quattro anni. Claude, bambino dai lunghi capelli biondi, appare qui intento a giocare con piccoli soldatini di piombo.

In passato i soldatini sono stati fra i giocattoli più amati dai bambini. Grazie all’abbassamento dei costi di produzione, nell’ottocento non furono più un passatempo d’élite ma anzi ebbero ampia diffusione in tutti gli strati sociali.
I soldatini dipinti da Renoir erano stati tramandati dal figlio più grande Pierre fino all’ultimogenito Claude. Il pittore rende con particolare efficacia lo sguardo attento e curioso del bambino. Con la mano sinistra, poggiata su una scatola, tiene un ufficiale che impugna la sua arma, pronto a sparare. La scatola probabilmente è quella in cui venivano riposti i soldatini. Sul tavolo sono anche un alberello ed altre tre figure, due delle quali hanno l’aspetto di indigeni. Si tratta probabilmente dunque di una serie dedicata alle imprese coloniali.

Renoir ha dipinto anche delle bambine con le loro bambole, come in Pomeriggio dei bambini Bérard a Wargemont. A proposito delle bambole rappresentate, si tratta principalmente di bébé, cioè bambole dall’aspetto di bambine dai capelli lunghi e bei vestitini; solitamente avevano la testa in biscuit e gli occhi di vetro. La Francia ne fu la massima produttrice europea nell’ultimo venticinquennio dell’Ottocento.
Nel complesso i bambini di Renoir non svolgono giochi di movimento ma sono colti in situazioni di tranquillità, mentre si divertono con loro giocattoli. A differenza di Berthe Morisot, che ambientava le scene di gioco soprattutto all’aperto, i bambini di Renoir giocano di solito in casa. Il pittore preferì infatti ritrarre i bambini nel tranquillo ambiente domestico, riservando e agli adulti animate scene di vita cittadina.
Un giocattolo infantile compare tuttavia anche in quadro ambientato all’aperto. In Gli ombrelli (1881 – 1886 circa), in mezzo ad una folla di persone, compare una bambina con un cerchio ed una bacchetta, altro gioco molto utilizzato a quel tempo. La piccola non sta giocando, ma guarda verso lo spettatore, quasi ad invitarlo a giocare con lei nonostante sia una fredda giornata di pioggia; la sua espressione dolce e birichina mostra la grande abilità di Renoir nel ritrarre il mondo dell’infanzia.

A conclusione di questa disamina sui giochi e giocattoli in Renoir si vuole porre l’attenzione su due quadri con bambini in maschera. Per il Pierrot (1902)e Il clown (1909) hanno fatto da modello i suoi figli: rispettivamente Jean per il primo dipinto e Claude per il secondo.
In entrambi i dipinti Renoir si sofferma sulla resa delle stoffe, delle quali delinea le pieghe bagnate dalla luce ed i colori sgargianti. Tutta l’attenzione è sulle figure, mentre lo sfondo di entrambi i quadri è quasi del tutto neutro.
In Pierrot e Il clown fa emergere con pochi tratti il temperamento dei figli: alla serenità di Jean in veste di Pierrot si contrappone infatti lo sguardo più inquieto del clown Claude.


Sebbene il mascherarsi sia un passatempo molto amato dai bambini, questi due quadri si discostano notevolmente dalle scene ludiche descritte in precedenza. Mentre nei quadri con i soldatini o gli animali della fattoria, emergeva il lato ludico dell’infanzia, in questi dipinti in maschera l’artista offre piuttosto un omaggio ad un topos della ritrattistica, cioè quello del bambino mascherato; a tale proposito il modello temporalmente più vicino a Renoir è quello di Antoine Watteau. L’adesione a questa tradizione lo mostra il fatto che i bambini sono in posa, non stanno “giocando”.
Da grande infatti Claude ricorderà la difficoltà nell’indossare le lunghe calze della maschera, che accettò di provare solo in cambio di un trenino e di una scatola di colori: “decisi di mettermi le calze per qualche momento; e mio padre – trattenendo la rabbia che sembrava esplodere da un momento all’altro – riuscì a finire il dipinto, malgrado le continue contorsioni che feci per grattarmi”.
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